Il prossimo italiano nella top-10? In pole position c'è Lorenzo Musetti
Da quando esiste il circuito ATP solamente cinque italiani sono riusciti ad arrivare fra i primi 10 tennisti del mondo. Negli Anni '70 toccò ad Adriano Panatta (tutt'ora recordman: il suo numero 4 non è mai stato eguagliato) e Corrado Barazzutti; poi più recentemente è arrivato Fabio Fognini e ora ci sono Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Contemporaneamente. Un traguardo epico, che ha risvegliato la voglia di tennis negli italiani e anche nell'informazione, riportando il tennis nei notiziari e nelle prime pagine dei giornali, due vetrine tanto bistrattate ma ancora super efficaci per far presa sulla cultura popolare. E il trend è destinato sia a proseguire, visto che entrambi sono ancora giovani, sia ad arricchirsi, grazie a un altro talento del nostro tennis che ha fatto capire di avere potenzialità in linea coi due che stanno lassù.
Eleganza, classe, velocità: come una Maserati
Il candidato numero uno risponde al nome di Lorenzo Musetti, classe 2002 da Carrara, già finito sulla copertina di Esquire in viste di modello e a libro paga di vari brand, ma soprattutto negli incubi di tanti avversari. Brad Gilbert, lo storico coach di Andre Agassi che ama dare soprannomi brillanti ai giocatori, per lui ha coniato il termine "Museratti", mix fra il suo cognome e Maserati, brand automobilistico simbolo di eleganza, classe, velocità. Le prime due sono le qualità fondanti del tennis di Lorenzo, che quando al Roland Garros ha messo sotto per due set il numero del mondo Novak Djokovic hanno spinto molti guardoni della racchetta a scomodare paragoni impossibili (sì, il riferimento è proprio a quel Signore di Basilea che ha vinto venti tornei del Grande Slam). La velocità, invece, l'ha mostrata nell'affacciarsi al tennis dei grandi e farlo suo in un amen, scalando il ranking fino al numero 57 e incantando il pubblico di mezzo mondo con quel rovescio a una mano che rapisce quasi fosse un'opera d'arte.
Un predestinato che ce l'ha fatta
A differenza di Sinner, di un anno più grande ma venuto fuori dal nulla grazie alle capacità di scouting di coach Riccardo Piatti, il 19enne toscano porta da anni l'etichetta di predestinato sulle spalle. Già nei tornei under mostrava di avere qualcosa in più degli altri, sempre guidato da quel Simone Tartarini che da maestro d'infanzia è diventato coach e molto di più. Solo che a differenza del 99% dei presunti enfant prodige italiani, rimasti imbrigliati in un passato stracolmo di promesse non mantenute, lui nel tennis che conta ci è arrivato sul serio, dimostrando che c'è vita oltre a Sinner. Molti hanno già provato a costruire un dualismo che ci sta, perché i caratteri sono diversi come il loro modo di interpretare il tennis, e poi perché il pubblico italiano si nutre anche di questo: di Coppi contro Bartali, di Rossi contro Biaggi, di scienza contro (in)coscienza. Ma di Musetti contro Sinner difficilmente ce ne sarà, perché entrambi hanno capito che la rivalità fa bene finché è sana, altrimenti diventa dannosa. Per tutti.
Funzionare emozionando: Lorenzo può
Volendo necessariamente accostarlo a Sinner, che da top-10 a soli vent'anni è diventato il metro di paragone per giudicare i Next Gen di tutto il mondo, Musetti ha meno potenziale in senso assoluto, perché non fa esplodere la palla come l'altoatesino e si affida di più alla varietà, che piace tanto ma nel tennis di oggi paga meno. Però può avere molta più presa sulla gente: perché più emotivo, più latino, più vicino a un pubblico italiano che per definizione cerca lo spettacolo e all'efficacia antepone il gesto, la tecnica, l'imprevedibilità. Siamo fatti così, anche nelle scelte della vita quotidiana, nella politica, in tutto. L'apparenza conta e la prima cosa importante è che qualcosa sia capace di suscitare emozioni, poi se non funziona pazienza. Per fortuna, la buona notizia è che Musetti ha tutto per funzionare emozionando. E arrivare un giorno, magari nemmeno così lontano, a occupare una delle prime 10 poltrone del tennis mondiale. Meglio se coi connazionali seduti accanto.
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Marco Caldara
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