Carlos Alcaraz: il più giovane numero uno nella storia del circuito ATP

Alcaraz numero uno del tennis a 19 anni: non ci era mai riuscito nessuno

Lui continua a ripetere di non essere speciale, vive in un piccolo appartamento all’interno dell’accademia di Alicante dove si allena e non dà troppo peso alla crescente popolarità, ma di normale nell’ascesa di Carlos Alcaraz non c’è proprio nulla. O sempre meno. A 19 anni, quattro mesi e sette giorni, grazie al primo titolo in un torneo del Grande Slam conquistato allo Us Open, il tennista di Murcia è diventato il più giovane numero uno nella storia del circuito ATP, ossia dal 1973 in avanti. Prima dei vent’anni non ce l’aveva fatta mai nessuno, col precedente record che apparteneva a Lleyton Hewitt, per la prima volta in testa a 20 anni e 8 mesi, nel 2001. Alcaraz è arrivato quasi un anno e mezzo prima dell’australiano, tre anni prima di Roger Federer e Rafael Nadal, quasi cinque prima di Novak Djokovic. Un dato che la dice lunghissima sul traguardo raggiunto dallo spagnolo, che promette di dominare il circuito negli anni a venire.

I 10 numeri uno più giovani nella storia del tennis: comanda Alcaraz

1) Carlos Alcaraz, 19 anni e 4 mesi
2) Lleyton Hewitt, 20 anni e 8 mesi
3) Marat Safin, 20 anni e 9 mesi
4) John McEnroe, 21 anni
5) Bjorn Borg, 21 anni e 2 mesi
6) Andy Roddick, 21 anni e 2 mesi
7) Jim Courier, 21 anni e 5 mesi
8) Pete Sampras, 21 anni e 8 mesi
9) Jimmy Connors, 21 anni e 10 mesi
10) Rafael Nadal, 22 anni e 2 mesi

La situazione l’ha aiutato, ma Alcaraz merita la vetta del ranking

Va detto che Alcaraz è diventato numero uno in un periodo molto particolare: Djokovic è stato costretto a saltare due Slam su quattro, Nadal ha problemi fisici, Medvedev si è dovuto fermare a lungo per infortunio e Zverev pure, e al di là di questi la concorrenza ai più alti livelli è quella che è. Ma il valore del risultato conquistato dallo spagnolo non cambia di una virgola. Se mai, la situazione gli ha solo permesso di bruciare le tappe, ma ci sono pochissimi dubbi sul fatto che a breve sarebbe arrivato comunque lassù. Perché nel suo tennis c’è tutto: attacco e difesa, potenza e solidità, una intensità non lontana da quella del Nadal dei tempi d’oro, cultura del lavoro, capacità di rimanere coi piedi per terra, forza mentale e tanto tanto altro. Lasciando stare i Big Three, viene già difficile trovare un collega completo quanto lui, che piace ai ragazzini come ai grandi, con la sua aria da personaggio capitato lì per caso. Anche se di casuale nella sua esplosione non c’è proprio nulla, fin da quando si guadagnò l’ingresso nel ranking mondiale dei professionisti in un’età da tornei under 14. Era magro come un chiodo, ma teneva già testa a tanta gente. Roba d’altri tempi.

Carlos Alcaraz è un numero uno ATP credibile per i prossimi anni

La stagione dell’allievo di Juan Carlos Ferrero è stata un crescendo continuo: primo titolo in un ATP 500, a Rio De Janeiro; primo Masters 1000 a Miami, primo Slam a New York. In mezzo, altri due successi (a Barcellona e Madrid), qualche finale, tante vittorie di spessore e soprattutto più di un match nel quale ha dato la sensazione di avere qualcosa più di tutti gli altri. Si era visto, si era percepito e lo Us Open l’ha confermato, con tre vittorie al quinto set fra ottavi, quarti e semifinale, prima del successo in quattro set su Casper Ruud, in uno scontro diretto per il numero uno della classifica mondiale ATP. L’ha vinto lui ed è giusto così, perché ne ha di più. Ora rimane da capire se può già essere un leader credibile anche in un circuito con tutti i protagonisti in campo con continuità e al 100% delle proprie possibilità (ammesso che succeda ancora), ma onestamente quanto visto nel 2022 non lascia particolari dubbi. Magari incontrerà qualche difficoltà, si presenterà qualche altro giovane in grado di contrastarlo – tipo Sinner – e difficilmente potrà arrivare a 22 Slam come riuscito al suo idolo Rafa Nadal. Ma ne vincerà tanti. Per non dire tantissimi.

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Marco Caldara
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