La scuola dei difensori italiani è forse ai titoli di coda con l'addio del centrale toscano
Juventus-Lazio, nonostante fosse una partita di fine stagione, è coincisa con un turbinio di emozioni da ambo le parti per diversi motivi. I biancocelesti da un lato, con il gol di Milinkovic Savic arrivato a tempo scaduto e in contropiede si sono regalati con un turno d'anticipo la qualificazione in Europa League. Tra i bianconeri invece una serata scossa dall'addio sereno di Giorgio Chiellini e quello molto più turbolento e non consensuale di Paulo Dybala. Con il "Giorgione nazionale" si chiude forse l'era dei difensori marcatori che hanno sempre contraddistinto la scuola italiana.
Con Chiellini no party
Agli inizi della sua carriera si contraddistingue tra le fila del Livorno in Serie B e verrà prelevato dalla Juventus che a sua volta lo girerà per un anno alla Fiorentina mandando su tutte le furie la Roma che deteneva metà del suo cartellino. Parte come esterno di centrocampo, poi il funge da terzino a tutta fascia nel primo anno tra le fila dei viola mostrando le sue grandi doti atletiche e la sua forza nei confronti individuali. La svolta nella sua carriera è l'Europeo del 2008 che lo vede impegnato come centrale difensivo, prima di consacrarsi definitivamente in questo ruolo nella difesa a 3 di Antonio Conte, con la maglia bianconera, modulo che esalta a pieno le sue caratteristiche e mette alla luce la spiccata propensione nella marcatura a uomo. Per stile di gioco resta molto simile ai difensori post Guerra, ma paradossalmente viene esaltato dalla velocità e "dall'uomo contro uomo" che contraddistingue il gioco moderno. Non è un caso che negli ultimo anni, martoriato dai continui infortuni, sia stato gestito e impiegato principalmente nei big match per annullare l'attaccante di turno. Chiedere a Lukaku che lo scorso ha subito l'asfissiante marcatura di Chiellini non solo in campionato ma anche nella fase finale degli Europei vinti dall'Italia.
Chi può sostituire Chiellini?
La risposta è molto semplice: nessuno. Analizzando la rosa della Juventus attuale, troviamo due centrali, Bonucci e De Ligt, più vicini al difensore moderno preoccupato di imbastire la manovra dal basso piuttosto che a togliere spazio di manovra al suo diretto avversario. Guardando alla generazione italiana che andrà ad infoltire la nazionale italiana la situazione non cambia. Bastoni e Mancini, giusto per citare due nomi, sono figli di questo tempo. Non è un caso che il CT Roberto Mancini abbia fatto naturalizzare giocatori come Toloi e Luiz Felipe, decisamente più abituati a giocare in funzione dell'avversario (brasiliani tra l'altro, per continuare la trafila dei paradossi di questo calcio).
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Egidio De Padova
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