Acerbi, difensore della Lazio, vede l'esperienza del cancro come la chiave della sua salvezza.
Francesco Acerbi, classe 1988, colonna portante della Lazio. Il "Re Leone", come lo chiamano i tifosi. Soprannome azzeccato, perché Acerbi, "Ace" per gli amici, è noto per le sue spiccate doti di leader e per la sua personalità dirompente: è un ragazzone di 1,93m, forte e maestoso, ma con un passato sfrenato che ha rischiato di allontanarlo dal campo di calcio, trascinandolo in una vita di eccessi e sregolatezze. Ma il cancro lo ha salvato.
L'esordio tardivo in Serie A, il numero 13 e una vita disordinata fino alla rinascita
La carriera di Acerbi in Serie A inizia relativamente tardi, nel 2012, all'età di 24 anni. Dopo aver militato nelle diverse categorie del calcio, nel giro di pochi anni, si ritrova in A nella formazione del Milan, indossando la maglia numero 13, lo stesso numero del suo idolo, Alessandro Nesta, punto di riferimento per la difesa centrale. Ma la sua è una vita di eccessi: alcool, serate all'insegna del divertimento insano, allenamenti e partite seguite a poco riposo e poche ore di sonno.
Almeno fino al luglio 2013, quando da una "caduta" inizia il percorso di metamorfosi: durante le visite mediche di inizio stagione, lo staff medico del Sassuolo gli diagnostica un tumore al testicolo sinistro; operato d'urgenza all'ospedale San Raffaele di Milano, tutto sembra procedere per il meglio e Acerbi torna sul campo. Tuttavia, a dicembre risulta positivo per gonadotropina corionica al test antidoping; sospeso cautelativamente dal Coni, in seguito a nuovi controlli, gli viene diagnosticata una recidiva del cancro al testicolo sinistro: inizia un nuovo ciclo di cure che lo portano a debellare il tumore e tornare a giocare. Ma la malattia e la chemioterapia lo trasformano: è un uomo e un calciatore nuovo, più maturo e più responsabile. "Il cancro è stato la mia fortuna. Ringrazio il Signore per averlo avuto".
Nel 2018, a 30 anni, diventa titolare della Lazio di Simone Inzaghi, con cui conquista i suoi primi trofei: la Coppa Italia 2019 e la Supercoppa Italiana 2019.
Nel 2014, Acerbi riceve il Premio Nazionale Andrea Fortunato nella categoria Lo Sport è Vita e l'anno successivo il Pallone d'Argento 2019.
"Tutto bene": storia di una rinascita
"Tutto bene". Così si intitola il libro scritto da Francesco Acerbi per raccontare la sua storia. Un messaggio importante per chi si trova ad affrontare una situazione simile alla sua: non arrendersi mai, cercare di continuare ad avere fiducia e non abbattersi. "Se rimani positivo, magari la malattia può prendersi il tuo corpo, ma non la tua anima".
Fondamentali per il suo percorso sono state la fede e la vicinanza della famiglia, ma anche dei compagni e dei tifosi. Un giorno riceve anche una telefonata inaspettata: è George Weah, suo idolo di sempre. "Aveva saputo della malattia e voleva parlarmi e incoraggiarmi. È stata un'emozione fortissima".
Paradossalmente, il cancro lo ha salvato: Acerbi ha eliminato il superfluo e le persone negative dalla sua vita, ha eliminato le illusioni e preferito fissare dei traguardi semplici: giocare con la Nazionale e, una volta raggiunti i 38 anni, intraprendere la carriera da allenatore. Il primo traguardo l'ha già raggiunto: aspettiamo ancora qualche anno e accompagnamolo verso il secondo.
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