Keane, il "bad boy" del calcio inglese, vorrebbe tornare ad allenare
Roy Maurice Keane, irlandese classe 1971, ex centrocampista e allenatore di calcio, oggi opinionista per Sky Sports. Il suo nome spunta tra i 125 migliori calciatori ancora viventi nella classifica stilata da Pelé, la FIFA 100. Irlandese duro e puro, come quelli descritti nella letteratura o protagonisti dei film in TV e al cinema, Keane è sposato con Theresa Doyle e ha 5 figli.
Il curriculum di Keane: dal calcio giocato alla panchina
Da calciatore, Keane era un centrocampista dominante, competitivo e potente, energico e dal gioco duro. Le sue doti maggiori erano la resistenza, l'aggressività di gioco e la mentalità vincente, che si concretizzavano sul campo in una leadership carismatica ma anche pericolosa, in una irruenza talmente potente da portarlo a commettere infrazioni anche piuttosto dure.
Keane debutta sul campo di calcio agli inizi degli anni Novanta, col Nottingham Forest (1990-1993), ma è col Manchester United che gioca quasi tutta la sua carriera, tra il 1993 e il 2005, passando al Celtic nel 2006, per una sola stagione, prima di appendere gli scarpini al chiodo.
Nel 2000, Keane vince il prestigioso premio come giocatore dell'anno PFA e FWA e nel 2004 entra nella Hall of Fame del calcio inglese.
Il 1º Settembre 2006, Keane inizia la sua carriera da allenatore, sulla panchina del Sunderland, con cui vince il campionato di Championship, riportando la squadra in Premier League. Poi l'Ipswich Town in Championship (2009), la Nazionale irlandese come vice di Martin O'Neill (2013), l'Aston Villa come vice di Paul Lambert all'Aston Villa (2014) e il Nottingham Forest come assistente tecnico dello staff di Martin O'Neill (2019).
Quel maledetto fallo...
Roy Keane non è mai stato un tipo tranquillo, né nella vita privata né sul campo. Molti sono gli episodi discussi della sua carriera, quelli che hanno fatto di lui un "bad boy", un uomo che ha condotto una vita da duro, una vita sempre al limite. E su alcuni di quegli episodi ha tenuto anche a fare chiarezza sulla sua autobiografia, "The second half" (2014).
Tutti gli amanti del calcio conoscono bene il fallaccio commesso su Alf-Inge Haaland nel 2001, che ha contribuito a porre fine alla carriera del norvegese. Una brutta vicenda che fa ancora rabbrividire ed è classificata come uno degli episodi più violenti della storia del calcio.
Protagonisti della vicenda, Roy Keane e Alf-Inge Rasdal HÃ¥land, padre di Erling Haaland, attaccante del Borussia Dortmund classe 2000, oggi un nuovo fenomeno del calcio mondiale. È il derby tra Manchester City e Manchester United, nel 2001; Haaland cade a terra a seguito di un intervento killer di Keane: rottura del ginocchio che decreta praticamente la fine della carriera del norvegese. Un "occhio per occhio, dente per dente". Sì, perché qualche anno prima, nel 1997, lo stesso Haaland aveva colpito Keane, con conseguente rottura dei legamenti, nel match tra Leeds e Manchester Utd, accusandolo di simulazione. Una vendetta crudele quella di Keane, un fallo voluto di cui non si è mai pentito, anche se non voleva essere lui a scrivere la parola "fine" sulla carriera di Haaland; lui stesso lo ha confessato nella sua autobiografia nel 2002: "Avevo aspettato abbastanza. L'ho colpito dannatamente forte. La palla era là (credo). Beccati questo stronzo. E non provare mai più a ghignarmi in faccia che sto simulando un infortunio". Episodio che a Keane costò (solo?) cinque gare di squalifica e 200.000€ di multa, insieme ad un caos mediatico non indifferente nei suoi confronti.
Cattiveria spietata o giusta vendetta? Certo è che Keane è ricordato ancora oggi come il "bad boy" del calcio per eccellenza.
In questa sezione dedicata puoi ottenere tutti i migliori BONUS BENVENUTO SCOMMESSE aggiornati, offerti dai vari bookmakers:
👉 GUIDA BONUS SCOMMESSE