Focus on Pazzini: l'uomo della provvidenza
Nella seppur altalenante stagione, fatta di gioco e risultati deludenti, il Verona, con la rimonta nella finale contro il Cittadella, torna in A dopo un solo anno di purgatorio. Simbolo carismatico della compagine gialloblu' è stato senza ombra di dubbio Giampaolo Pazzini. Arrivato nel 2015 per sostituire, una volta ritirato, Luca Toni, non è mai riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi, allo stesso modo dell'ex campione del mondo. Nell'anno appena trascorso si è reso protagonista di un record che lo renderà poco felice. Com Grosso prima e con Aglietti dopo, non è mai riuscito a guadagnarsi il posto da titolare, complice forse anche la sua carta di identità. Da Settembre a Febbraio, Una rete ogni 89 minuti, 9 gol in 797 minuti giocati. Una partita, senza neanche bisogno di recupero, e lui ci mette sempre la firma. Giampaolo Pazzini ha garantito queste cifre al Verona: un gol ad ogni partita. Ma nonostante questo non è mai stata la prima scelta di Grosso: il "Pazzo" incredibilmente non è mai stato il perno di questo Verona.
È andato avanti, mettendo la squadra davanti alla propria delusione, e da buon capitano è venuto fuori nel momento giusto, con uno sfogo davanti ai microfoni per tirare fuori l'orgoglio dei propri compagni, proprio a seguito di una sconfitta per 3-0 inflitta guarda caso dal Cittadella. "Sono qui perché sono il capitano della squadra e ci metto la faccia. Abbiamo fatto pena e siamo ingiustificabili, non abbiamo scusanti. Dobbiamo solo lavorare e battere il Foggia, ci dispiace per i tifosi perché oggi non abbiamo fatto quello che dovevamo". Dal Cittadella al Cittadella la storia si è rivoltata come un calzino, ed ora il Verona e li a programmare un nuovo anno in massima serie, sperando in una permanenza più duratura.
Ben 15 gol con l'Atalanta agli inizi della sua carriera, 34 con la Fiorentina dove si è consacrato, poi i 48 alla Sampdoria, 24 al Milan e 19 all'Inter. Ma nel mezzo della sua carriera, anche la vittoria dell'Europeo Under 19 vinto nel 2003. Ma la gioia più grande di Pazzini fu quel giorno, il 24 marzo del 2007. Una data indimenticabile, in cui realizzò una tripletta nell'amichevole con i pari età dell'Inghilterra (conclusa 3-3), disputata per inaugurare il nuovo Wembley: primo calciatore a segnare nell'impianto (dopo appena 28″ dal calcio d'inizio).
Attaccante con il gol nel sangue che rende al massimo con una seconda punta che lavora per lui, come successo ai tempi della Sampdoria con Cassano. Forse i suoi migliori anni di carriera.
Con 48 gol in 87 partite si guadagna la chiamata dell'Inter. Solo 19 i gol in 2 stagioni e il conseguente passaggio ai cugini del Milan. Un buon primo anno con 16 gol, ma è solo l'inizio del declino con soli 8 gol nelle successive 2 stagioni. Nel 2015 accetta la sfida del Verona che ne vuole fare l'erede dell'eterno Toni. Ora, a 34 anni, questo proposito non si è materializzato e chissà che nell'ennesima rivoluzione che investirà la squadra veneta, lui non possa essere uno dei pochi superstiti.
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