Dal quasi ritiro al gol decisivo in finale di Champions League contro il Psg: Coman si è preso tutte le sue rivincite, anche contro chi non aveva creduto in lui
Spendere oltre un miliardo di euro e poi essere sconfitti dalla rete di un prodotto del vivaio: è l’incredibile storia che lega il Paris Saint Germain a Kingsley Coman, l’eroe del Bayern Monaco nella notte di Lisbona. Era la prima finale di Champions League dei francesi, che dopo anni di fallimenti europei erano finalmente riusciti ad arrivare all’ultimo atto della competizione. Nei 90 minuti del Da Luz, però, la squadra di Tuchel è stata battuta dalla corazzata tedesca, e il sogno dello sceicco Nasser Al Khelaifi ha nuovamente rimandato l’appuntamento con la coppa. E a vedere il marcatore decisivo, non possono che non sorgere i rimpianti all’ombra della Tour Eiffel.
L’addio nel 2014
Tutta la trafila nelle giovanili, poi lo sbarco in prima squadra: eppure, tra i grandi del Psg non va come si aspetterebbe Coman, che nel 2014 arriva a fine contratto e dice addio. Ci prova con la Juventus, tra gli alti e bassi di un anno e di un’unica rete segnata in coppa Italia, poi il trasferimento in Germania nell’estate del 2015 per 7 milioni di euro per il prestito biennale più 21 per il riscatto. E con il Bayern comincia a vincere, tanto: sono già cinque campionati, tre coppe di Germania e tre Supercoppe di Germania. E, domenica, è arrivata la ciliegina della Champions League, con tanto di gol decisivo: in quel colpo di testa c’è tutta la voglia di rivincita e di riscatto di Coman, diventato il primo a segnare un gol da ex in una finale europea. Ma non è stato tutto così semplice.
Tentazione ritiro
“Ho avuto una vite nel piede per sei settimane, non potevo fare nulla. La riabilitazione è stata durissima e ho cominciato a farmi delle domande. Mi sono fatto male alla stessa caviglia per tre volte in un anno e nella mia testa sono emersi pensieri di un certo tipo”: è il racconto dello stesso Coman in un’intervista del 2018, quando per un attimo ha anche pensato al ritiro. Perché il suo fisico non ha mai retto abbastanza, con addirittura 26 infortuni subiti durante l’esperienza al Bayern Monaco. E, considerando cosa ha combinato domenica sera al Da Luz di Lisbona, ha fatto benissimo a non prendere quella decisione così drastica.
Emanuele Pastorella
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