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Friday: il bomber che non avete mai conosciuto
Venerdì 22 Maggio

Friday: il bomber che non avete mai conosciuto

Robin Friday: il bomber che non avete mai conosciuto. La spericolata vita di uno che lo status di bomber ce l'aveva nel sangue

 

Continuando la rassegna relativa ai bomber mai esplosi, vi riportiamo la curiosa storia (senza lieto fine) di Robin Friday, bomber inglese di provincia, che in Inghilterra ricordano con un talento inesploso e mai sbocciato per via dei numerosi eccessi.


Robin Friday è, per diversi motivi, una leggenda. Non lo ricorderete mai per aver alzato una coppa, nè per aver segnato un romantico goal al Liverpool ad Anfield, ma è una leggenda, e la leggenda risiede nel fatto di non essere stato. O meglio,non essere voluto essere.

 

Un carattere "particolare"

 

Un comportamente ingestibile, abitudini non certo da calciatore professionista lo terranno sempre lontano dalla First Division. Capelli fluenti, basette, il look della superstar c’era; poi sul campo un controllo palla che viene ricordato ancora adesso (“absolutely fabulous” lo definirà il dottore del Cardiff, Leslie Hamilton),
Robin Friday nasce ad Acton, ovest di Londra, il 27 Luglio 1952. Sua madre, Sheila, era figlia di un ex giocatore del Brentford, squadra che il padre portò Robin (e il gemello) a vedere quando questi aveva due anni. Il calcio piaceva al piccolo Robin, che lo praticava col fratello e il padre al parco, nei tranquilli pomeriggi westlondinesi.

Un talento in divenire, tanto che all’età di 12 anni venne aggregato alle giovanili del Crystal Palace che rimase strabiliato dalle doti tecniche del nostro; passò poi al QPR e infine al Chelsea, il tutto nell’arco di un anno. Perchè? Perchè la sua indisciplinatezza, tattica e comportamentale, fece sì che i club si stancassero presto di lui.

A 14 anni cominciò a giocare col fratello e il padre in una squadra amatoriale locale, a 16 era già una star…dei furti.

 

Conosce la prigione prima della svolta calcistica

 

La passione per i furti era tanta, e inevitabilmente lo portò a fare un viaggio in prigione, da dove tuttavia venne rilasciato per cause di salute (soffriva di asma).
Uscito di prigione…si sposò, a 17 anni, con una ragazza di colore da cui ebbe anche un figlio.


La svolta calcistica avvenne da lì a poco. Un amico, che giocava nel Walthamstow Avenue, gli chiese di accompagnarlo all’allenamento, suggerendo a Robin di fare un provino per il club: il provino andò talmente bene che lo stesso giorno Friday firmò il contratto. Il Walthamstow militava in Isthmian League, semi-professionismo, tant’è che gran parte dei giocatori lavorava come asfaltatore: Robin si unì a loro anche in ambito lavorativo. Giocò il finale della stagione 1971 nel nord-est di Londra per poi firmare, in estate, con l’Hayes, altro club di Isthmian posizionato però più vicino alla sua amata Acton.

 

E Robin fu leggenda...

 

È qui che la sua figura comincio a diventare leggenda..a suo modo. in un’occasione, l’Hayes cominciò una partita in 10 perchè….Friday era al pub! Al pub vicino al campo a bere, come un qualsiasi tifoso. Ma l’aneddoto, già per così divertente, ha dell’incredibile se si pensa che Friday, quando decise finalmente di presentarsi al campo, ubriaco fradicio, nei minuti finali segnò il goal partita.


Il 9 Dicembre 1972 quella magnifica competizione che risponde al nome di Football Association Challenge Cup mise di fronte l’Hayes a un club pro, di Fourth Division, il Reading. All’Elm Park, lo stadio dell’epoca del Reading, la partita terminò 0-0; i Royals vinceranno 1-0 al replay. Il manager, Charlie Hurley, rimase impressionato dalle qualità di quel ragazzo. Tornò diverse volte ad Hayes per osservare direttamente Friday, e benchè le informazioni circa il background del nostro non fossero proprio lusinghiere, Hurley decise che un tale talento non poteva sfuggirgli.


Il Reading in quel Gennaio del ’74 ne veniva da un periodaccio: due vittorie in quattordici partite; Friday invece ridicolizzava gli avversari nelle partite delle riserve. Hurley fu così in qualche modo costretto a dare una chance al ragazzo. Con Friday in campo i Royals si trasformarono, la stampa locale gridò al miracolo (il Reading Evening Post divenne il suo tifoso per eccellenza), i tifosi impazzivano per quel George Best di quarta divisione e Hurley salvò la panchina. Segnò alcuni goal che, nei ricordi di chi li vide, sono semplicemente “incredibili”, il frutto della mente e dei piedi di un genio del calcio.


Friday intanto continuava a coltivare il suo amore per l'alcool. Fu però bandito da tutti i pub della città, e per farsi accettare in almeno un locale si presentò in un night e cominciò a ballare nudo. Non un a grande mossa. 


Il Reading però, grazie alle eccellenti prestazioni di Friday, terminò la stagione in sesta posizione, e diventava difficile per il manager dire a Friday di calmarsi, quando questi faceva la differenza sul campo. Sheffield United e Arsenal si interessarono al ragazzo ma non se ne fece mai nulla.

 

L'aneddoto dei fiori rubati in un cimitero

 

Forse alle orecchie degli scouts (e di Bertie Mee, che si interessò personalmente a Friday) giunse la notizia che, al ritorno da una trasferta, Friday fece fermare il bus per andare al bagno e, quando si accorse di essere vicino a un cimitero, rubò alcune decorazioni da una tomba per metterle vicino al presidente che dormiva beato nel retro dell’autobus. Un macabro scherzo nella mente di Friday, che fece infuriare Hurley. Però segnò quella stagione (1974/75) 18 goals, che gli valsero il premio di giocatore dell’anno del club, trascinando la squadra fuori dalle zone basse della classifica quando vi precipitò a causa dell’assenza di Friday (ebbe problemi respiratori causati da un virus).

La stagione successiva (1975/76), se possibile, fu migliore. Fu la migliore nella carriera di Friday, una stagione in cui segnò 22 goal (21 in campionato) e che culminò con la promozione del Reading in Third Division. 

 

L'occasione Cardiff

 

Friday dopo ulteriori eccessi viene invitato a cambiare aria. La sua seconda occasione si chiama Cardiff. Anche se non molto convinto approdò in Galles. Fece la tratta Reading-Cardiff in treno, ma senza biglietto valido, la British Transport Police lo portò con se in caserma, e se non fu lì che firmò il contratto poco mancò, visto che lo stesso manager dei Bluebirds Jimmy Andrews andò a farlo rilasciare e lo portò con se a Ninian Park. 

La prima partita con la casacca dei gallesi la disputò di lì a poco, 1 Gennaio 1977 (il trasferimento avvenne il 30 Dicembre). Ovviamente Robin preparò la partita a modo suo, passando tutta la notte precedente al pub. A Ninian Park quel giorno arrivava il Fulham, niente di particolare direte voi, se non fosse che a marcare Friday ci sarebbe stato niente di meno che Bobby Moore, la leggenda per eccellenza del calcio inglese, a fine carriera certo ma pur sempre Bobby Moore. Non solo segnò due goal in faccia a Moore, ma celebrò l’eroe calcistico nazionale, l’uomo che alzò il tanto agognato trofeo di campioni del Mondo a Wembley…strizzandogli i testicoli, che nel favoloso mondo di Friday immaginiamo essere un gesto di grande affetto e stima. Imbattibile. Ma fu un lampo nel buio. 


Il 29 Ottobre 1978 il Cardiff City era in scena a Brighton, in quella che si rivelerà essere la penultima partita nella carriera di Friday. Durante la partita, come spesso gli succedeva, Friday si trovò più volte a muso duro con un avversario, in questo caso Mark Lawrenson. Quando il difensore dei seagulls tentò un tackle in scivolata su Robin, questi lo colpì violentemente con un calcio in faccia, cosa che naturalmente gli costò l’espulsione diretta e tre giornate di squalifica

 

Il ritiro improvviso e il declino

 

il 10 Dicembre di quell’anno, poi improvvisamente Friday, che stava attraversando una nuova crisi coniugale che lo porterà al secondo divorzio (e dopo aver avuto il secondo figlio), si presentò nell’ufficio del manager annunciando il proprio ritiro.

A 25 anni, si disse stufo di essere circondato da persone che gli dicevano cosa fare della propria vita. 

 

Tornò a Londra, la sua Londra, e tornò a lavorare come asfaltatore e come decoratore. Morì a soli 38 anni, nella solitudine di un appartamento di Acton, per un arresto cardiaco dovuto ad una overdose. Era il 22 Dicembre 1990. Il calcio inglese perdeva in questa data uno dei suoi più grandi talenti inespressi.

 

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Egidio DePadova
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