Taribo West: dalle treccine agli abiti da prete.
Alla scoperta di uno dei cambiamenti più radicali che un ex calciatore abbia mai fatto
Idolo a San Siro, prima con i colori dell’Inter e poi (per poco tempo) con quelli dei cugini del Milan, Taribo West ha ancora le treccine colorate. Ma oggi fa il sacerdote pentecostale. Ha fondato la “Shelter in the Storm”, una chiesa nella periferia di Milano. La domenica, dunque, rimane per lui il giorno più importante della settimana.
Della carriera da calciatore si può dire tutto o niente. Alti e bassi un po’ come tutti, conosce la gloria con l’Auxerre, che negli anni 90 era una della migliori compagini francesi, vincendo la Ligue 1 nel 1996 e nello stesso anno la medaglia d’oro alle olimpiadi, con una grandissima Nigeria di giovani talenti, capaci di battere nazionali più accreditate come il Brasile di Ronaldinho o l’Argentina di Ortega e Crespo.
L’anno dopo passerà all’Inter di Gigi Simoni e vincerà una coppa Uefa, ma verrà ricordato più che altro per le sue treccine, che cambiano colore in base alla squadra in cui gioca, e per alcuni interventi che definire “rudi” è un eufemismo. Ovviamente, uno che ringhia tutta la partita, che corre come un matto, che aggredisce gli avversari come lui è destinato ad attirare le antipatie di tutti, ma la grande simpatia dei propri tifosi. San Siro si alzava ogni volta che Taribone cercava, goffamente, di lanciarsi in improbabili coast to coast palla al piede.
Il fallaccio su Kanchelskis, allora giocatore della Fiorentina, divenne così famoso da essere utilizzato per anni come termine di paragone anche nei più piccoli campetti di provincia. “Hai fatto un fallo alla West” si diceva all’avversario che ci aveva appena disarticolato le caviglie o le rotule.
Però le vere imprese le ha fatte fuori dal campo. E’ nato in Nigeria nel 1974, come dice lui, o nel 1962 come rivelarono alcuni esami medici approfonditi anni dopo. Già questo lo rende memorabile. Arrivato all’Inter come un 23enne di grande prospettiva, forse era già un 35enne navigato e a fine carriera. Ma aveva il fisico di un toro e quindi chissenefrega. Da ragazzino aiutava la mamma a vendere le torte al mercato e pescava per tutta la famiglia. Iniziò a giocare a calcio con l’intento di fare soldi.
Che dire poi di quando sparì per un mese intero? Tutti lo cercarono invano, compreso il suo migliore amico Kanu che non aveva nessuna notizia di lui. Poi tornò, con una tunica, dicendo di essersi sposato. Venne fermato a Milano da una volante mentre guidava una Fiat Marea, senza libretto, senza patente, vistosamente ubriaco e cercava di professare la fede a prostitute e delinquenti. “Lasciatemi, devo salvare delle anime” disse agli agenti. Inoltre, e questa è una brutta storia, ha ricevuto una denuncia dalla moglie per violenze domestiche e per, a detta della moglie, non aver consumato il matrimonio. Davvero un personaggio fuori dal comune.
Egidio DePadova
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