Cairo cambia: via Mazzarri, dentro Longo.
Il Torino ritrova un figlio del Filadelfia, dalla Primavera alla Prima Squadra
Esattamente 760 giorni dopo la cacciata di Sinisa Mihajlovic e l'arrivo di Walter Mazzarri, ecco il sollevamento dall'incarico del tecnico di San Vincenzo.
Un esonero che si è concretizzato nella notte post-Lecce, un po' come successe con il derby di coppa perso dal serbo oggi al Bologna, ma che nei fatti è datato un po' più indietro.
Perché le figuracce di quest'anno sono state fin troppe: Lecce all'andata, Sampdoria e Udinese fuori, il 4-0 contro la Lazio, l'1-2 natalizio contro la Spal che già sapeva di esonero. Mazzarri si è sempre salvato, sembrava addirittura aver svoltato a inizio gennaio, poi il tracollo definitivo.
Si parla di 15 gol subiti in una settimana, tra Atalanta, Milan e Lecce, che diventano 17 se si aggiungono i due di Reggio Emilia. Una resa avvenuta già al 20' della sfida di domenica pomeriggio, quando il tabellone del Via del Mare segnava il 2-0 della formazione di Liverani.
"Non vedo l'ora che finisca" è la frase di Mazzarri riportata dagli organi di stampa: l'ha pronunciata intorno al 60esimo, sarà l'ultima uscita "pubblica" da allenatore del Toro. Un tecnico che non è mai riuscito a conquistare l'affetto dei tifosi, nemmeno con il record di punti dell'anno scorso, e che in questa stagione ha creato una frattura diventata insanabile.
Tra "Chiellini deve essere un esempio" a poche settimane dal derby e "Chiediamo scusa ma solo ai tifosi veri" dopo l'uscita dalla coppa, i punti di rottura tra Mazzarri e la piazza sono stati quasi più con le parole che con i fatti. Ma la squadra, ormai, non lo seguiva più, eloquenti i risultati contro Atalanta e Lecce.
Adesso è tutto pronto per l'era Longo.
Ragazzo del Filadelfia - Ed è una delle storie più romantiche che si possano raccontare: dal vivaio alla prima squadra da giocatore, dalle giovanili al Toro dei grandi da allenatore.
Tutti i trofei conquistati, tra il Viareggio del '95 (in campo) e lo scudetto del 2014/2015 e la Supercoppa Italia Primavera del 2015 (in panchina), li ha vinti con il granata addosso. Ha fatto di tutto pur di tornare sotto la Mole: in queste ore sta risolvendo il contratto che ancora lo legava al Frosinone, ha deciso di firmare con il presidente Cairo soltanto fino al 30 giugno, poi si vedrà. Perché allenare il Toro era il suo sogno, Longo non l'ha mai nascosto.
I suoi ritorni da avversario con Pro Vercelli e Frosinone furono pieni di applausi e stima, ora è atteso dall'esordio al Grande Torino fissato per sabato contro la Samp. In carriera ha dimostrato di saper utilizzare tutti i moduli: dalla difesa a tre a quella a quattro, con il tridente offensivo o con due punte. Della Primavera di un tempo troverà il solo Edera, il ragazzo che segnò il rigore decisivo contro la Lazio e con il quale portò il trofeo nel Filadelfia ancora distrutto.
Oggi Longo ritroverà un Fila tutto nuovo e un Toro da ritrovare al suo primo allenamento: una missione difficile, ma con l'appoggio incondizionato dei tifosi. Perché per tutti, è come riabbracciare un figlio che è tornato a casa
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Emanuele Pastorella
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