Il 2010 è l'anno dell'Inter: Mourinho vince tutto, ancora oggi l'impresa Triplete non è stata replicata da nessuna italiana
La stagione del 2009/2010 si apre con un’Inter dominatrice in Italia, l’anno prima sulla panchina era arrivato Mourinho al posto di Mancini con l’unico obiettivo di replicare le grandi prestazioni in campo nazionale anche in territorio Europeo.
Quell’estate il presidente Moratti concesse al tecnico portoghese carta bianca sul mercato: Ibrahimovic, all’epoca punto di riferimento offensivo nerazzurro, venne ceduto al Barcellona, l’idea dello Special One era di trasformare il suo 433 in un 4312 per farlo aveva bisogno di giocatori all’apice della maturità calcistica e con caratteristiche ben definite.
A rafforzare un reparto difensivo composto da giocatori a fine carriera arrivò Lucio, centrale brasiliano possente ma soprattutto rapido, arrivarono poi dalla Genova sponda rossoblù a rafforzare il centrocampo e l’attacco Thiago Motta e Diego Milito, da Barcellona arriva Samuel Eto’o e l’ultimo giorno di mercato sbarca a Milano l’uomo che Mou aveva cercato insistentemente per completare la sua squadra, Sneijder, ideale per il suo 4312 in quanto capace di agire dietro le punte.
La squadra partì col freno a mano tirato, nonostante un 4 a 0 nel derby e un cammino decisamente privo di intoppi in campionato, in particolar modo in Europa, e il tecnico portoghese è convinto di dover rivedere le sue idee tattiche, la qualificazione agli ottavi arrivò per il rotto della cuffia e le partite contro il Barcellona di Guardiola misero a nudo le lacune che i nerazzurri avevano.
La svolta arrivò con l’intuizione di adoperare Eto’o e Pandev come veri e propri esterni offensivi in mezzo ai quali avrebbe agito Sneijder e con un Milito libero di attaccare la profondità e mettere in difficoltà le difese avversarie, questo fu possibile grazie anche alla completa disponibilità che i giocatori diedero al loro mister. La prima squadra a pagarne le conseguenze fu il Chelsea eliminato agli ottavi così come i russi del CSKA Mosca ai quarti.
Intanto il cammino dei nerazzurri in campionato procedeva spedito, Milito non lasciava scampo a nessun avversario, Eto’o e Pandev erano diventati esterni a tutto campo in grado di ribaltare l’azione e ripiegare in caso di necessità, Sneijder era il faro della squadra dietro al quale Thiago Motta e Cambiasso tessevano le trame del gioco ed innalzavano una diga davanti a Lucio e Samuel mentre capitan Zanetti ed il brasiliano Maicon macinavano km sugli esterni.
Il 20 Aprile 2010 l’Inter incontra il Barcellona durante l’andata delle semifinali di Champions, i blaugrana sulla carta favoriti per la vittoria finale si videro rimontare l’uno a zero segnato da Pedro uscendo da San Siro sconfitti per 3 a 1, vani furono i tentativi di remuntada al ritorno, i nerazzurri erano in finale e avrebbero incontrato il Bayern Monaco di Van Gaal.
Il 5 Maggio l’Inter vince 1 a 0 contro la Roma, gol del Principe Milito, aggiudicandosi la Coppa Italia, 11 giorni dopo a Siena sempre l’argentino regala il gol vittoria e la matematica conquista dello scudetto.
Il 22 maggio 2010 dopo 45 anni l’inter scende in campo in una finale di Champions League contro un Bayern orfano di Ribery, cosi come per coppa Italia e Scudetto l’uomo simbolo di quella partita fu sempre Diego Milito che con una doppietta stese i Bavaresi e permise a Javier Zanetti di alzare al cielo la seconda storica Champions League dell’FC Internazionale. Un Triplete storico, un’impresa che ancora nessuna italiana è riuscita a replicare.
Emanuele Pastorella
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