Il 12 maggio del 1985 l'ultima favola del calcio italiano: Bagnoli porta il Verona a vincere lo scudetto
Erano in programma festeggiamenti e ricorrenze, il Coronavirus ha costretto ad annullare. Ma il 12 maggio del 1985 è una data che resta nel cuore di tutti i tifosi veronesi: 35 anni fa, infatti, si concretizzava l’ultimo, vero miracolo sportivo italiano. Perché il tricolore si colorò di gialloblù, per la prima e unica volta nella storia, con l’allenatore Osvaldo Bagnoli che venne consegnato alla leggenda. E non poteva essere altrimenti, considerata l’impresa che riuscì a centrare.
Una squadra normale, senza grandi fenomeni, ma che con un genio in panchina arrivò a traguardi incredibili. L’undici tipo di Bagnoli vedeva Garella in porta, una mediana tutta muscoli formata da Briegel e Volpati, il funambolo Fanna e la fantasia di Di Gennaro, oltre al tandem d’attacco Galderisi-Elkjaer.
Vive quasi un girone intero senza sconfitte, cadendo soltanto all’ultimo turno prima del giro di boa: il Verona sfiora il percorso netto, ma perde nella tana dei lupi, ad Avellino. Poco male, però, perché Bagnoli riesce subito a ricompattare il gruppo e a riprendere una corsa incredibile. In tutto il campionato perderà un’unica partita in casa, contro il Torino che arriverà secondo, e si toglierà la soddisfazione di restare imbattuto contro la Juventus, vittoria all’andata e pareggio al ritorno. Il giorno da ricordare, però, resta il 12 maggio: i granata pareggiano contro la Fiorentina, i gialloblù fanno lo stesso contro l’Atalanta. E’ l’apoteosi di Verona, in città si vive una gioia senza precedenti.
Le favole esistono ancora, anche nel calcio italiano. Perché nonostante avversari del calibro di Maradona, Platini, Zico, Socrates, Rummenigge e Falcao, i ragazzi di Bagnoli sono stati in grado di cucirsi addosso il tricolore. Sarà l’ultima impresa di una provinciale, poi gli scudetti sarebbero finiti sotto il dominio delle milanesi e della Juventus, con qualche sporadica apparizione delle romane e del Napoli. Ma l’impresa del Verona resta sempre nel cuore di chi ama il calcio: una volta era più imprevedibile, ora si spera che lo diventi nuovamente.
Emanuele Pastorella
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