Dal protocollo alle curiosità, passando per il primo gol di Haaland: ecco come si è ripartiti in Germania
La Bundesliga è finalmente ripartita, e chi poteva segnare il primo gol alla ripresa del campionato se non Herling Haaland? Una zampata dopo nemmeno mezz’ora dal calcio d’inizio, è stato il primo marcatore del calcio ai tempi del Coronavirus. Ha aperto le marcature nel 4-0 con cui il Borussia Dortmund ha demolito lo Schalke 04 nel derby della Ruhr, utile a non perdere terreno dal Bayern Monaco vittorioso e a portarsi al secondo posto in solitaria complice il passo falso interno del Lipsia.
Ma ora viene spontanea una domanda: come ha fatto la Bundesliga a ripartire? Il protocollo tedesco è stato approvato da tutte le componenti in causa, ecco perché la Bundesliga ha avuto l’ok per ripartire. E ci sono alcuni punti rigidissimi, come le esultanze: niente strette di mano e abbracci, bisognerà sostituirli magari con qualche “cinque” con i piedi o con i gomiti. E poi niente sputi in campo e bottiglietta personalizzata per ogni giocatore, senza passaggio tra compagni.
Bisognerà abituarsi alle mascherine: ovviamente non per i 25 in campo (22 giocatori più l’arbitro e due guardialinee), ma per tecnici e panchinari assolutamente sì, con la possibilità di toglierla dal viso soltanto in caso di urla da parte di un allenatore. Le squadre entreranno in campo separatamente senza i saluti di rito e senza bambini ad accompagnarli, anche le sostituzioni avverranno diversamente, senza il saluto tra chi esce e chi entra. I palloni verranno costantemente igienizzati, l’accesso allo stadio sarà limitatissimo.
Dal primo turno del calcio ai tempi del Coronavirus sono anche arrivate delle curiosità: a Hoffenheim i calciatori in panchina erano seduti in tribuna, a Lipsia è stata chiesta in prestito la scaletta per far scendere i passeggeri dall’aereo per poter entrare sul terreno di gioco ai subentrati a gara in corso, diverse società hanno personalizzato le mascherine utilizzando i propri stemmi, interviste a lunga distanza con microfoni coperti dalla plastica per evitare schizzi di saliva.
E poi, però, ci sono anche i paradossi, come le esultanze senza abbracci ma solo con colpi di gomito e le mischie in area di rigore sui calci piazzati. E’ questo il calcio ai tempi del Coronavirus: potrebbe anche non piacere, avrà tutti i suoi controsensi e difetti, ma per il momento ci dobbiamo tenere questo.
Emanuele Pastorella
Betscanner