Ballon d'or: cosa fanno oggi i vincitori del 21° secolo

Ballon d'or: cosa fanno oggi i vincitori del 21° secolo. Scopriamo cosa fanno ora alcuni dei vincitori non più in attività
 

Sessantatre anni di polemiche, sorprese e nomi scolpiti nella storia.
Questo è il Pallone d'Oro, il più ambito premio individuale nella storia del calcio mondiale, assegnato dal 1956 dalla redazione di France Football attraverso i voti di una giuria selezionata di giornalisti in rappresentanza di varie nazioni del mondo. 
 

Nato su un'idea dell'ex calciatore Gabriel Hanot, poi giornalista di France Football, attraversando la storia del calcio, mutevole di anno in anno, il premio è passato attraverso diversi cambiamenti. 

I più giovani ricorderanno al momento l'eterno dualismo tra Messi e Ronaldo, il portoghese, capaci di vincerne rispettivamente 6 e 5. Ecco perchè vogliamo rispolverare alcuni vincitori del 21° secolo, disposti in ordine cronologico decrescente, oscurati ormai da questi due fenomeni.
 

2007: Kakà

Ad essere premiato è questo trequartista brasiliano atipico, alto alto, ma tecnico, rapidissimo e irresistibile in progressione, scoperto dal Milan nel 2004 ma che, dopo tante delusioni europee, seppe imporsi nell'anno meno atteso, quello che vide i rossoneri partire dai preliminari in Champions dopo aver rischiato l'esclusione. 

L'estate di Riky, reduce dal Mondiale, comincia prestissimo, ma finirà in gloria, con 10 gol totali in Europa, cinque dei quali nella fase ad eliminazione diretta, tutti decisivi, contro Celtic, Bayern Monaco e Manchester United. 

La notte ad Old Trafford lo consacra. Uno dei pochi a battere Messi e Ronaldo, che si accontenteranno della restanti posizioni del podio. Dopo il ritiro spera in un futuro da dirigente.

2006: Fabio Cannavaro

Primo difensore puro ad aggiudicarsi il premio, viste le caratteristiche di Beckenbauer, il capitano dell'Italia iridata in Germania contro ogni pronostico fu premiato in quanto leader e simbolo, alla pari con Buffon, di un gruppo capace di imporsi nonostante l'ondata mediatica ostile con cui era partita la spedizione, a causa del noto scandalo che scoppiò in quelle settimane relativo al campionato italiano. Ora allena il Guangzhou Evergrande, in Cina, con un discreto successo, avendo conquistato il campionato nel 2019.

2005: Ronaldinho

Non che a livello internazionale il Gaucho faccia miracoli, la consacrazione arriverà nella stagione successiva, ma a convincere i giurati di tutto il mondo è la spettacolarità delle sue giocate in particolare in Spagna (dove vince il campionato), oltre alla storica standing ovation regalatagli dai tifosi del Real Madrid dopo il gol più bello della carriera segnato dopo essersi fatto metà campo palla al piede. Ora è in carcere in Paraguay, a scontare la pena insieme al fratello per lo scandalo dei passaporti falsi.

2004: Andriy Shevchenko

Sheva trionfa nell'anno del primo e unico scudetto vinto con la maglia del Milan, dove seppe subito imporsi come attaccante completo, veloce, tecnico, duttile e implacabile sottoporta. 

Capocannoniere con 24 centri, per la stagione perfetta sarebbe servito il bis in Champions, ma un anno dopo aver deciso la finale di Manchester su rigore, affonda pure lui nella misteriosa notte di La Coruña, che vede il Milan crollare dopo aver vinto 4-1 l'andata dei quarti di finale. Ha preso la strada della carriera da allenatore, e siede sulla panchina della Nazionale Ucraina.

2003: Pavel Nedved

Decisivo il passaggio alla Juventus nell'estate 2001, ma Pavel, secondo ceco a trionfare dopo Masopust, a livello internazionale vincerà qualcosa solo con i colori biancocelesti. 

In bianconero tanti titoli italiani e una delusione grande così, quella di non aver potuto partecipare alla finale di Champions 2003 dove aveva trascinato la squadra grazie a prove maiuscole contro Barcellona e Real Madrid nei quarti e in semifinale. Un'ammonizione di troppo nella semifinale di ritorno gli toglie la gioia di giocare a Manchester contro il Milan, chiudendo con 5 gol nella manifestazione. E forse cambia la storia di quella partita... 

Oggi è uno dei massimi e più rappresentativi dirigenti della Juventus.

2002: Ronaldo

In primavera il clamoroso trasferimento dall'Inter al Real Madrid, dopo lo scudetto perso rocambolescamente a favore della Juventus, e in estate il trionfo al Mondiale di Giappone e Corea del Sud con il Brasile tutto fantasia completato da Ronaldinho e Rivaldo. 

La pettinatura a mezza luna non si potrà vedere, ma conta poco di fronte a un giocatore meno esplosivo rispetto ai primi anni di carriera, ma più goleador e letale come prima all'interno dell'area di rigore. 

In gol in sei partite su sette, capocannoniere, stenderà con una doppietta la Germania in finale. Ora si sposta da una poltrona all'altra nelle vesti di opinionista.

2001: Michael Owen

Altro anno di transizione per i giurati di France Football e premio che va a un campione mai diventato fuoriclasse, anche per qualche infortunio di troppo, oltre che per evidenti limiti caratteriali. 

Il riconoscimento arrivò comunque nell'anno migliore della carriera di Owen, protagonista assoluto della messe di successi del suo Liverpool: mai in corsa per la Premier, i Reds seppero imporsi in Coppa di Lega, FA Cup, Charity Shield, Coppa Uefa e Supercoppa Europea, queste ultime due al termine di finali storiche contro Alaves (5-4) e Bayern Monaco, vinta 3-2 con gol decisivo di Michael. Ora si è dato all'ippica, e non sto facendo ironia.



 

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